Il peccato di Sodoma

Il peccato di Sodoma
Il peccato di Sodoma: odio profondo verso lo straniero, oppure una condotta estremamente peccaminosa che culmina con il tentativo di violenza carnale omosessuale?

Le narrazioni bibliche circa il peccato di Sodoma e Gomorra, e la conseguente punizione divina, sono state oggetto di due plateali travisamenti. Il primo riguarda la sorte di queste due città: Mons. Galantino e Mons. Bassetti hanno dichiarato che esse si salvarono, grazie alle preghiere di Abramo[1]. In realtà, sappiamo che i fatti andarono ben diversamente[2].

Ma gli equivoci circa la storia delle due empie città per antonomasia non sono finiti qui: un secondo errore è stata la derubricazione del motivo della loro condanna: il terribile peccato di tentata violenza omosessuale è stato infatti declassato a “condotta di una entità sociale e politica che non vuole accogliere con rispetto lo straniero”[3].

Così si esprime niente meno che la Pontificia Commissione Biblica (d’ora in poi PCB), in un suo recente documento.

Questo tipo di interpretazione non è recentissimo: Già Derrick Sherwin Baley [4] (1910-1984), nel suo libro Homosexuality and the Western Christian Tradition (1955), sostenne che la condanna della città fu dovuta a stupri e inospitalità: in seguito, John Boswell[5] (1947-1994), nel suo libro Christianity, social tolerance, and homosexuality (1980), sostenne che Sodoma sarebbe stata distrutta perché gli abitanti avrebbero cercato di violentare gli Angeli. Per entrambi gli autori, l’omosessualità non sarebbe stata tra le cause dell’intervento divino, né sarebbe condannata da questo brano[6].

Secondo la PCB, che sostanzialmente abbraccia le posizioni dei due autori sopracitati, la suddetta “modalità di lettura della vicenda di Sodoma” sarebbe “confermata da Sap 19,13-17, dove il castigo esemplare sui peccatori (prima Sodoma e poi l’Egitto) viene motivato dal fatto che «avevano mostrato un odio profondo verso lo straniero»”[7]. E sulla base di questi argomenti, la PCB sminuisce anche le inequivocabili motivazioni per cui Sodoma è in realtà biasimata, esplicitate on Gd 7[8] e 2 Pt 2, 6-10[9]: “si abbandonarono all’immoralità e seguirono vizi contro natura” (Gd 7), “condotta immorale di uomini senza legge” (2 Pt 2,7), “coloro che vanno dietro alla carne con empie passioni” (2 Pt 2,10)[10].

Di fronte a queste affermazioni della PCB, dobbiamo dire che l’esegesi di Sap 19, 13-17, presentata dalla stessa Commissione come argomento fondante, è errata e si fonda su una traduzione essa pure sbagliata.

L’errore consiste di attribuire l’odio verso lo straniero agli abitanti di Sodoma quando invece il testo sacro lo predica esclusivamente degli Egiziani.

Leggiamo la pericope, partendo da Sap 19,10[11], perché il contesto più ampio ci offra una maggior chiarezza:

Sap. 19:10 Ricordavano [Il soggetto grammaticale sottinteso di “ricordavano” è “gli Ebrei in Egitto”] ancora le cose avvenute nel loro esilio: come la terra, invece di bestiame, produsse zanzare, come il fiume, invece di pesci, riversò una massa di rane. 11 Più tardi videro [gli Ebrei nel deserto] anche una nuova generazione di uccelli, quando, spinti dall’appetito, chiesero cibi delicati; 12 poiché, per appagarli, dal mare salirono quaglie. 13 Sui peccatori [gli Egiziani] invece piombarono i castighi non senza segni premonitori di fulmini fragorosi; essi soffrirono giustamente per le loro malvagità, perché avevano mostrato un odio tanto profondo verso lo straniero [LXX: μισοξενίαν].

La figura retorica che informa il nostro brano è la sygkrasis, ovvero la comparazione tra due soggetti: il confronto è tra gli Ebrei e gli Egiziani. Il v. 10 si riferisce inequivocabilmente agli Ebrei in esilio in Egitto, ricordando le piaghe delle zanzare (Es 8,12 ssqq.) e delle rane (Es 7,27 ssqq.), castighi assolutamente assenti a Sodoma: poi al v 11 si parla degli Ebrei, nutriti nel deserto con le quaglie. Niente che faccia pensare a Sodoma.

E così siamo giunti al v. 14. Ci sarà utile il confronto tra la traduzione CEI 2008 (secondo noi errata), quella di G. Scarpat[12] (che preferiamo e di cui difenderemo la correttezza), la LXX (nei versetti esaminati seguiremo l’edizione critica a c. di Ziegler, scelta dallo stesso Scarpat), e la Vetus latina (ed. P. Sabatier).

CEIG. SCARPATLXXVETUS L.
14 Già altri infatti [i Sodomiti] non avevano accolto gli sconosciuti che arrivavano, ma costoro ridussero in schiavitù gli ospiti che li avevano beneficati.14 Gli uni [gli Ebrei], al loro arrivo, si limitarono a non accogliere i miscredenti,   ma gli altri [gli Egiziani] rendevano schiavi perfino i loro benefattori stranieri14 οἱ μὲν γὰρ τοὺς ἀγνοοῦντας οὐκ ἐδέχοντο παρόντας·     οὗτοι δὲ εὐεργέτας ξένους ἐδουλοῦντο.13 […] alii quidem ignotos non recipiebant advenas;     alii autem bonos hospites in servitutem redigebant

Vediamo ora come la traduzione di Scarpat sia preferibile a CEI 2008 (e a molti altri): le differenze sono sostanzialmente 2:

a) Gli uni [corretto] vs Già altri [errato]: il gr. οἱ μὲν, a cui si cotrappone οὗτοι δὲ del v 14b non può essere tradotto con altri, ma molto semplicemente gli uni: è la classica paratassi del greco μὲν…δὲ: e quegli οἱ μὲν sono il primo soggetto della syncrasis precedente: il confronto e chiaramente tra Ebrei ed Egiziani. Niente, a questo punto, fa pensare ai Sodomiti.

b) Gli infedeli [corretto] vs sconosciuti [errato]: la parola greca ἀγνοοῦντας è una forma attiva (!) da ἀγνοέω = ignorare, non conoscere, essere all’oscuro; lett.: “Coloro che non conoscono”, ed è usata per indicare coloro che non conoscono la legge, la rivelazione soprannaturale. Questa interpretazione è suffragata anche da Sap 13, 1: “Davvero vani per natura tutti gli uomini che vivevano nell’ignoranza di Dio (θεοῦ ἀγνωσία)”. Pure da Sap. 14,22, dove, parlando degli idolatri, si dice: “Inoltre non fu loro sufficiente errare nella conoscenza di Dio, ma, vivendo nella grande guerra dell’ignoranza (ἐν μεγάλῳ ζῶντες ἀγνοίας πολέμῳ), a mali tanto grandi danno il nome di pace”. Nel NT, vedi At 17,20: “Ora Dio, passando sopra ai tempi dell’ignoranza (χρόνους τῆς ἀγνοίας), ordina agli uomini che tutti e dappertutto si convertano”[13].

È pure corretta la Vetus latina, anche se, a prima vista, l’uso della parola ignotos potrebbe far pensare che essa corrisponda all’italiano ignoti, sconosciuti; in realtà, ignotus in latino ha anche un significato attivo: ignaro, non a conoscenza[14].

In questo versetto, si coglie la volontà dell’autore di difendere gli ebrei dall’accusa di misantropia. Così spiega G. Scarpat:

“…in sostanza, questo stico ribadisce il principio ebraico della ἀμιξία: gli israeliti arrivando (παρόντες) in Egitto si sono limitati a non accogliere tra loro i miscredenti (τοὺς ἀγνοοῦντας), con la conseguenza di essere creduti odiatori del genere umano, mentre si trattava solo di una precauzione religiosa della quale parla anche Flavio Giuseppe  […] (c. Ap 2,210) […] «chiunque vuole venire a vivere sotto le nostre leggi, [il legislatore] accoglie con benevolenza perché pensa che non solo per la razza ma anche per la scelta di vita si stabilisca la comunanza ma non volle che noi ci mescolassimo in stretto legame con quelli che venivano a stare con noi solo per un fatto casuale». La situazione qui raffigurata è diversa (e cfr. Ex. 22,21; 23,9; Lev. 19,33) ma la disposizione d’animo verso l’estraneo è identica col costante netto rifiuto del miscredente ad evitare di mescolare (ἀναμίγνυσθαι) costumi e credenze diverse.

[…] è una risposta all’accusa di misantropia che l’antichità unanime attribuisce agli ebrei che temono le influenze cattive di un mondo contrario ai loro principi religiosi, ma la loro misantropia si riduce al rifiuto degli ἀγνοοῦντες, i miscredenti. A questo atteggiamento degli Israeliti, gli Egiziani contrapposero la persecuzione di quegli stranieri che avevano solo beneficato l’Egitto”[15].

Quindi il senso del nostro stico è il seguente: mentre gli Ebrei stanno solo attenti a non mescolarsi con infedeli opportunisti, gli Egiziani hanno praticato una dura ostilità nei confronti degli ospiti; ostilità resa ancora più odiosa dal fatto che in un primo tempo quelli avevano accolto festosamente gli Ebrei, ma li hanno resi schiavi negando persino i diritti acquisiti.

Fino a questo punto, dunque, di Sodomiti, non c’è neanche l’ombra.

Proseguiamo con l’analisi della pericope.

15 Non solo: per i primi [i Sodomiti] ci sarà un giudizio, perché accolsero ostilmente i forestieri;15 Ma non solo, certo un giudizio ci sarà per loro [gli Egiziani] perché accoglievano con odio i forestieri;15 καὶ οὐ μόνον, ἀλλ̓ ἤτις ἐπισκοπὴ ἔσται αὐτῶν,  ἐπεὶ ἀπεχθῶς προσεδέχοντο τοὺς ἀλλοτρίους·14 Et non solum hæc, sed et alius quidam respectus illorum erat, quoniam inviti recipiebant extraneos.
16 costoro invece, dopo averli festosamente accolti, quando già partecipavano ai loro diritti, li oppressero con lavori durissimi.16 anzi li accolsero con feste e poi afflissero con terribili vessazioni quelli che già godevano degli stessi loro diritti.16 οἱ δὲ μετὰ ἑορτασμάτων εἰσδεξάμενοι τοὺς ἤδη τῶν αὐτῶν μετεσχηκότας δικαίων δεινοῖς ἐκάκωσαν πόνοις.15 Qui autem cum lætitia receperunt hos qui eisdem usi erant justitiis, sævissimis afflixerunt doloribus.

Purtroppo, sulla base dell’errore precedente, si considerano i vv. 15 e 16 una comparazione tra i Sodomiti e gli Egiziani. In realtà si parla sempre e solo di Egiziani ed Ebrei. E il v. 16 aggrava ulteriormente l’accusa di ingiusto maltrattamento degli Ebrei da parte degli Egiziani, i quali agirono iniquamente, dopo averli accolti festosamente e dopo che, con il loro lavoro e la loro permanenza, gli Ebrei stessi avevano acquisito dei diritti.

Proseguiamo nella lettura; a questo punto non è più necessaria una tabella comparativa, perché non ci sono problemi particolari di traduzione.

Sap 19,17 [Gli Egiziani] Furono perciò colpiti da cecità, come quelli alla porta del giusto [i Sodomiti], quando, avvolti fra tenebre fitte, ognuno cercava l’ingresso della propria porta. 18 Difatti gli elementi erano accordati diversamente [sono i fenomeni delle piaghe d’Egitto;], come nella cetra in cui le note variano la specie del ritmo, pur conservando sempre lo stesso tono, come è possibile dedurre da un’attenta considerazione degli avvenimenti. 19 Infatti animali terrestri divennero acquatici, quelli che nuotavano passarono sulla terra.

Solo a questo punto compare un’allusione ai Sodomiti, ma per indicare unicamente una certa somiglianza tra la punizione di questi ultimi con la piaga delle tenebre.

Nella nostra pericope abbiamo dunque una prima comparazione tra Egiziani ed Ebrei, una seconda tra la nona piaga e la punizione dei sodomiti, e poi il testo rientra subito nella prima synkrasis.

Che gli ospiti crudeli siano gli Egiziani e non i sodomiti, è provato ulteriormente dal v. 19: “animali terrestri divennero acquatici, quelli che nuotavano passarono sulla terra”: questo non si può dire assolutamente degli avvenimenti accaduti a Sodoma, ma unicamente seconda e della ottava piaga d’Egitto, ovvero l’invasione di rane dai corsi d’acqua[16] e l’invasione di cavallette[17].

A questo punto possiamo smentire serenamente la conclusione della PCB, così formulata:

“In conclusione, dobbiamo dunque dire che il racconto riguardante la città di Sodoma (così come quello di Gabaa) illustra un peccato che consiste nella mancanza di ospitalità, con ostilità e violenza nei confronti del forestiero, comportamento giudicato gravissimo e meritevole perciò di essere sanzionato con la massima severità, perché il rifiuto del diverso, dello straniero bisognoso e indifeso, è principio di disgregazione sociale, avendo in se stesso una violenza mortifera che merita una pena adeguata”[18].

In realtà il focus del racconto riguardante la città di Sodoma non mira alla critica per una mancanza di ospitalità, ma alla condanna di una condotta globalmente immorale (Gen 13,13. “Ora gli uomini di Sòdoma erano malvagi e peccavano molto contro il Signore”), di un iceberg di malvagità, la cui punta era costituita dalla dissacrazione dell’ospitalità, in un modo particolarmente ributtante: il tentativo di violenza carnale omosessuale.

E così appaiono esatte le considerazioni – ispirate, non dimentichiamolo – di 2 Pt 2, 6-10 e di Gd 7: a Sodoma si trattò esattamente di “condotta immorale di uomini senza legge” (2 Pt 2,7), di uomini “che vanno dietro alla carne con empie passioni” (2 Pt 2,10), che “si abbandonarono all’immoralità e seguirono vizi contro natura” (Gd 7).

Il testo greco di Gd 7, con precisione, indica la natura del vizio: ἀπελθοῦσαι ὀπίσω σαρκὸς ἑτέρας (vg.: abeuntes post carnem alteram): andavano dietro ad una carne altra, altra rispetto a quella dovuta. E, nonostante le improvvide considerazioni di Mons. Galantino e di Mons. Bassetti, per questo e altri peccati, i Sodomiti “stanno subendo esemplarmente le pene di un fuoco eterno” (Gd 7).


[1] Nella sua “Omelia per i giovani italiani alla GMG 2016”, alla Messa di Domenica 24 luglio, Mons. Galantino affermò infatti che la preghiera a Dio «è fatta di ascolto e risposta, mediante la quale con Dio si instaura un rapporto autentico che spinge ad esser audaci, come audace è la preghiera di Abramo a favore di Sodoma. Una città sulla quale nessuno avrebbe scommesso niente, eccetto Abramo. La sua preghiera di intercessione e la sua voglia di osare salvano Sodoma. La città è salva perché ci sono i giusti, anche se pochi, ma la città è salva soprattutto perché c’è Abramo uomo di preghiera, che non fa da accusatore implacabile, non parla contro ma parla a favore”; https://tinyurl.com/yesj3ajn. Non da meno di Mons. Galantino è stato Mons. Bassetti, il quale, più brevemente, esternava la tesi: “Sodoma e Gomorra sono state salvate, grazie ad Abramo e alla sua intercessione, perché lui sapeva quanto è misericordioso il Signore”; https://tinyurl.com/9b3ez3u2.

[2] Gn 19, 24-27: “Il sole spuntava sulla terra e Lot era arrivato a Zoar, quand’ecco il Signore fece piovere dal cielo sopra Sodoma e Gomorra zolfo e fuoco proveniente dal Signore. Distrusse questa città e tutti gli abitanti delle città e la vegetazione del suolo. Ora la moglie di Lot guardò indietro e divenne una statua di sale.  Abramo, alzatosi al mattino nel luogo ov’era stato prima col Signore, guardò Sodoma e Gomorra, e tutta la terra di quella regione, e vide le faville che ne salivano come il fumo d’una fornace”.

[3] Pontificia Commissione Biblica, «Che cosa è l’uomo?» (Sal 8,5). Un itinerario di antropologia biblica, 30-9-2019, § 187, https://tinyurl.com/yky2st.

[4] Teologo anglicano, appartenente alla Chiesa d’Inghilterra.

[5] Professore di storia alla Yale University.

[6] G. Del Guercio, «Gesù non era contrario all’omosessualità? Siete sicuri?», Aleteia, 29-010-2016, https://tinyurl.com/6krk2cvk.

[7] «Che cosa è l’uomo?», § 187.

[8] Gd 7: “Così Sòdoma e Gomorra e le città vicine, che alla stessa maniera si abbandonarono all’immoralità e seguirono vizi contro natura, stanno subendo esemplarmente le pene di un fuoco eterno”.

[9] 2 Pet. 2:6: Così pure condannò alla distruzione le città di Sòdoma e Gomorra, riducendole in cenere, lasciando un segno ammonitore a quelli che sarebbero vissuti senza Dio. 7 Liberò invece Lot, uomo giusto, che era angustiato per la condotta immorale di uomini senza legge. 8 Quel giusto infatti, per quello che vedeva e udiva mentre abitava in mezzo a loro, giorno dopo giorno si tormentava a motivo delle opere malvagie.  9 Il Signore dunque sa liberare dalla prova chi gli è devoto, mentre riserva, per il castigo nel giorno del giudizio, gli iniqui, 10 soprattutto coloro che vanno dietro alla carne con empie passioni e disprezzano il Signore. Temerari, arroganti, non temono d’insultare gli esseri gloriosi decaduti…”.

[10] «Che cosa è l’uomo?» …, § 186.

[11] La traduzione è la CEI 2008,

[12] G. Scarpat, Libro della Sapienza, vol III, Brescia:Paideia, 1999,

[13] Così G. Scarpat, Libro della Sapienza, pp. 321 e R. Bultmann, TWNT, «ἀγνοέω». Cfr. anche At 3,17.

[14] Così G. Scarpat, p 383; ad abundantiam, ricopio dal Forcellini: “Active ignotus, quemadmodum et Gr. ἄγνωστος, est qui non novit, inscius, ignarus, che non conosce, ignaro. Naevius apud Non. p. 124. 28. Merc. Ignotae iteris sumus. Cic. 5. Fam. 12. a med. Illi artifices corporis simulacra ignotis nota faciebant. Id. 3. Herenn. 6. 12. Ab auditorum persona, si laudabimus, quoniam nihil novi, nihil apud ignotos laudemus, nos monendi causa pauca dicturos, aut si erunt ignoti, ut talem virum velint cognoscere petemus. Nepos Agesil. 8. Ignoti, faciem ejus quum intuerentur, contemnebant: qui autem virtutem noverant, non poterant admirari satis. Phaedr. 1. 11. Virtutis expers, verbis jactans gloriam, Ignotos fallit, notis est derisui. Callistrat. Dig. 49. 14. 2. sub fin. Ignotus juris sui. Ita Torrentin.; at Haloander edidit ignarus. Adde Curt. 5. 12. in fin.; et Quintil. 6. 2. 3. Hinc aliquando ignotus et ignarus ut variantes lectiones in MSS. occurrunt, quemadmodum apud Ovid. 5. Trist. 9. 2. Misit in ignotam qui rude semen humum.

[15] Libro della Sapienza, pp. 321-22.

[16] Es 7,28: “Il Nilo comincerà a pullulare di rane; esse usciranno, ti entreranno in casa, nella camera dove dormi e sul tuo letto”.

[17] Es 10,19: Il Signore cambiò la direzione del vento e lo fece soffiare dal mare con grande forza: esso portò via le cavallette e le abbatté nel Mar Rosso: in questo senso creature terrestri divennero acquatiche.

[18] «Che cosa è l’uomo?», § 188.


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