La storia dell’albero di Natale

La storia dell’albero di Natale

Presentiamo la traduzione di un interessante articolo pubblicato sul sito della Irish Society for Christian Civilization, contenente preziose notizie e considerazioni circa le origini dell’albero di Natale. È interessante notare come gli antichi grandi missionari traessero spunto dalla realtà naturali peculiari delle regioni da evangelizzare: come San Patrizio prese spunto in Irlanda dal trifoglio, per spiegare Dio Uno e Trino, così San Bonifacio, nell’odierna Turingia, usò, per i suoi esempi, la forma triangolare degli abeti.

Hanno cristianizzato le culture, non germanizzato, irlandesizzato, oggi potremmo dire amazzonizzato il Cristianesimo: hanno compiuto un’opera di vera inculturazione.

La storia dell’albero di Natale[1]

Nel VII secolo un monaco di Crediton, nel Devonshire, si recò in Germania per insegnare la parola di Dio. Il suo nome era San Bonifacio. Compì molte opere di bene e trascorse molto tempo in Turingia, una regione che in seguito divenne il centro dell’industria delle decorazioni natalizie.

La tradizione vuole che San Bonifacio abbia usato la forma triangolare dell’abete per descrivere la Santissima Trinità di Dio Padre, Figlio e Spirito Santo. Il popolo convertito iniziò a venerare l’abete come albero di Dio, come in precedenza aveva venerato la quercia.

Nel XII secolo, in Europa centrale, l’abete veniva appeso ai soffitti, a testa in giù, come simbolo del cristianesimo e veniva chiamato “albero di Cristo”.

Il primo albero decorato fu quello di Riga, in Lettonia, nel 1510.

Sul significato più profondo dell'”Albero di Cristo”, il compianto Prof. Plinio Corrêa de Oliveira spiega: “Ogni festa del calendario liturgico porta con sé un’effusione di grazie speciali. Che gli uomini lo vogliano o no, la grazia bussa alla porta delle loro anime in modo più sublime, più mite, più insistente durante il periodo natalizio”.

L’albero di Natale, con le sue belle decorazioni, le luci e la stella o l’angelo in cima, aiuta a elevare l’anima al di sopra degli aspetti materialistici del Natale moderno. La punta dell’albero indica un mondo meraviglioso che è il Paradiso.

Per mostrare come l’introduzione dell’usanza dell’albero di Natale sia stata un processo graduale e come favorisca l’elevazione dell’ambiente, racconteremo la storia di una famiglia cattolica in Austria scritta da P. Rosegger[2] nel suo libro Vita contadina in Stiria[3].

Da tempo avevo il grande desiderio di mettere in pratica qualcosa che avevo sentito fare in altre città per celebrare il Natale. Si metteva un piccolo abete sul tavolo, si attaccavano le candele ai suoi rami e si mettevano sotto i regali per i bambini, spiegando che era stato Gesù Bambino a lasciarli lì.

Così mi venne l’idea di allestire un “Albero di Cristo” per il mio fratellino Nickerl. Ma dovevo farlo di nascosto e prima che mia madre entrasse in cucina per preparare la colazione.

Appena ci fu abbastanza luce, uscii al freddo. Nascondevo il mio sguardo a coloro che lavoravano intorno alla casa e quando tornavo dal bosco con una piccola cima di abete, correvo nella stalla dove si tenevano i carri dei cavalli per nasconderla lì.

Presto venne buio. La servitù era ancora impegnata nelle stalle e nelle camere da letto, dove, secondo l’usanza della vigilia di Natale, si lavava la testa e indossava i vestiti della festa. Mia madre era in cucina a preparare i suoi tipici dolci natalizi. E mio padre, con il piccolo Nickerl, girava per la proprietà benedicendola con l’incenso, pregando tutto il tempo. Era necessario per scacciare gli spiriti maligni e attirare le benedizioni angeliche sulla casa.

Così, mentre tutti erano impegnati nei loro compiti, io preparai l’Albero di Cristo nella stanza principale. Presi il mio albero dal suo nascondiglio e lo misi sul tavolo. Poi tagliai dieci o dodici candele da un blocco di cera e le misi sui rami. Sotto misi delle caramelle.

Sentii dei passi lenti e delicati sul pavimento di sopra. Sapevo che erano mio padre e il mio fratellino che stavano benedicendo il soppalco. Presto sarebbero venuti nella stanza principale. Accesi le piccole candele e mi nascosi dietro la stufa. La porta si aprì e loro entrarono con l’incensatore e poi si fermarono…

“Che cos’è questo? chiese mio padre a voce bassa ma prolungata”.

Il piccolo Nickerl guardò ammutolito. Nei suoi occhi grandi e rotondi si riflettevano le luci dell’Albero di Cristo come piccole stelle.

Mio padre si avvicinò lentamente alla porta della cucina e chiamò a bassa voce:

“Moglie, moglie, vieni a vedere”.

E quando lei arrivò, le chiese:

“Sei stata tu a fare questo?”.

“Maria e Giuseppe!”, esclamò mia madre, “Cosa avete messo in tavola?”.

I servi arrivarono subito e furono molto colpiti dalla sorpresa inaspettata. Così uno di loro suggerì:

“Forse è un Albero di Cristo! Non sarà che gli angeli hanno portato questo alberello dal cielo?”.

Tutti contemplarono e si meravigliarono dell’albero. Il fumo dell’incenso riempiva tutta la stanza e formava un delicato velo che si posava sull’albero illuminato.

Mia madre mi cercò nella stanza:

“Dov’è Pietro?”

Pensai che fosse il momento di uscire dal mio nascondiglio. Presi le mani fredde di Nickerl, che era ancora ammutolito e continuava a rimanere radicato sul posto, e lo portai vicino al tavolo. Quasi resisteva. Ma glielo dissi in tono molto solenne:

“Non temere, fratellino mio! Guarda: il caro Bambino Gesù ti ha portato un Albero di Cristo. È tuo!”.

Il bambino era felicissimo e piegava le mani come quando andava in chiesa.

Come abbiamo già detto, la cima dell’albero di Natale indica un mondo meraviglioso, il mondo del Paradiso. In questa luce, consideriamo un’incantevole storia su un albero di Natale. La storia eleva lo spirito a un livello superiore, soddisfacendo così il nostro desiderio di ciò che è meraviglioso.

Una pia leggenda racconta che quando i pastori andarono ad adorare il Divino Bambino, decisero di portargli i frutti e i fiori della zona. Dopo questo raccolto, le piante si congratularono per aver potuto offrire qualcosa al loro Creatore appena nato: una aveva dato i suoi datteri, un’altra le sue noci, e così via.

Dall’abete, invece, i pastori non avevano preso nulla, perché le sue foglie aghiformi e le pigne appuntite non erano doni presentabili.

L’abete riconobbe la sua indegnità e, non sentendosi degno di partecipare alla conversazione, pregò in silenzio: “Mio Dio appena nato, cosa posso offrirti? Ti offro la mia povera e indegna esistenza. Te la offro volentieri per ringraziarti di avermi creato nella tua saggezza e bontà”.

Dio si compiacque dell’umiltà dell’abete e, come ricompensa, ordinò che una moltitudine di piccole stelle scendesse dal cielo per adornarlo. Le stelle erano di molti colori: oro, argento, rosso, blu, ecc. Quando un gruppo di pastori passò di lì, non si limitò a prendere i frutti delle altre piante, ma prese anche l’intero abete, poiché una tale meraviglia non era mai stata vista prima. Così l’abete finì per decorare la grotta di Betlemme, venendo collocato vicino a Gesù Bambino, alla Madonna e a San Giuseppe!


[1] Traduzione di “The Story of the Christmas Tree and Why Catholics Decorate Them”, https://www.isfcc.org/the-story-of-the-christmas-tree-and-why-catholics-decorate-them/.

[2] Peter Rosegger, pseudonimo di Petri Kettenfeier (Alpl, 31 luglio 1843 – Krieglach, 26 giugno 1918), è stato un poeta e scrittore austriaco. Fu un rappresentante della Heimatliteratur, ovvero della «letteratura della terra natale» che sul finire del XIX secolo contrappose gli antichi valori contadini al materialismo del mondo industriale (Wikipedia).

[3] Volksleben in Steiermark, 1ª ed 1897.