La nota dei Vescovi olandesi su Fiducia supplicans: testo e commento.

La nota dei Vescovi olandesi su <i>Fiducia supplicans</i>: testo e commento.

I vescovi olandesi, a proposito della Dichiarazione Fiducia supplicans, hanno rilasciato una nota molto importante[1]: essi, pur mantenendo una doverosa pietas nei confronti del documento e di chi lo ha redatto, ne hanno fatto quasi una sintesi, accettando ciò che è accettabile, ed espungendo termini e concetti equivoci e pericolosi.

Intendo presentare qui una traduzione della nota, aggiungendo ad essa un breve commento teologico.

I vescovi olandesi a proposito di Fiducia supplicans 16-1-2024[2]

  1. La dichiarazione rilasciata dal Dicastero per la Dottrina della Fede Fiducia supplicans lo scorso 18 dicembre, ha evidenziato l’importanza dell’accompagnamento nella Chiesa per le persone che vivono una relazione omosessuale e per i divorziati risposati. Poiché la nostra è una Chiesa accogliente, i vescovi olandesi, con Papa Francesco, sottolineano l’importanza pastorale della vicinanza e dell’accompagnamento.
  2. La Conferenza episcopale fa notare che il Dicastero per la Dottrina della Fede, nella sua dichiarazione Fiducia supplicans, sostiene, in accordo con la Sacra Scrittura e la Tradizione della Chiesa, che il matrimonio è possibile solo tra un uomo e una donna ed è indissolubile, e che le relazioni irregolari di qualsiasi tipo incontrano obiezioni morali intrinseche.
  3. È possibile recitare una preghiera per i singoli credenti che vivono una relazione irregolare. In questo caso è importante ciò che si chiede nella preghiera e il modo in cui si prega.
  4. Nel caso di una persona che vive in una relazione irregolare o omosessuale, il ministro ordinato può recitare una semplice preghiera al di fuori di una celebrazione di matrimonio o di una preghiera liturgica.
  5. In questa preghiera si può chiedere a Dio forza e assistenza, sotto l’invocazione del suo Spirito, affinché la persona comprenda la volontà di Dio sulla sua vita e continui a crescere.
  6. In questo modo si chiarisce, nella formulazione scelta, che non si tratta di una benedizione o di una conferma di una relazione irregolare e si evita anche di confondersi con il matrimonio che, secondo la Chiesa cattolica, può essere solo tra un uomo e una donna.
  7. In questo modo, la preghiera può dare la forza di avvicinarsi a Dio e di vivere secondo le sue intenzioni sulla creazione dell’uomo e della donna e sul matrimonio.

1.     Importanza pastorale dell’accompagnamento

Il documento si apre (§ 1 della nostra numerazione) con un preambolo in cui si ammette – ma questo non è una novità – il dovere di accompagnare le persone che vivono una relazione omosessuale e per i divorziati risposati.

Questo asserto, accettabile ed accettato pacificamente, non implica tuttavia che possa essere lecito benedire coppie di persone che vivono in stato di peccato.

Una simile conclusione incorrerebbe nell’errore di logica indicato dal noto verso latino Latius hos quam praemissae conclusio non vult: la conclusione non deve superare le premesse; se lo fa, essa è illegittima perché dice più di quanto si deduce dalle premesse stesse.

2.     Obiezioni morali intrinseche delle relazioni irregolari

Poi viene ribadito (§ 2) che lo dottrina cattolica sul matrimonio non è cambiata, e soprattutto che “le relazioni irregolari di qualsiasi tipo incontrano obiezioni morali intrinseche”.

Quest’ultima frase è molto importante, perché si fonda sulla dottrina rivelata degli assoluti morali[3], cioè sul fatto che alcune azioni, se compiute con piena avvertenza e deliberato consenso, sono sempre peccato grave. Queste azioni non possono essere coonestate né dal fine, né dalle circostanze, né da un ipotetico caso, che nella realtà non può mai darsi, in cui “non è possibile fare altro” che compiere un’azione intrinsecamente cattiva, azione che in sé non ha la possibilità di diventare buona.

3.     Preghiera per i singoli e non benedizioni a coppie

Successivamente (§ 3), i Vescovi olandesi affermano che “È possibile recitare una preghiera per i singoli credenti che vivono una relazione irregolare.”

Attenzione! Non vengono usate nel testo le parole “benedizione” e “coppia”, ma “preghiera” e “singoli credenti”:

3.1           Perché non si può parlare di “benedizione”?

Il concetto di benedizione comprende necessariamente una qualche approvazione, e se una persona chiede una benedizione sulla base di una situazione “che incontra obiezioni morali intrinseche”, questa non può essere data, perché la situazione non è assolutamente approvabile.

Invece chiunque può chiedere e ricevere una benedizione come semplice cristiano, che riconosce il suo peccato e vuole liberarsene. Una persona omosessuale, che partecipa alla Messa, riceva alla fine una benedizione insieme a tutti gli altri, senza alcun bisogno che il sacerdote impartisca una benedizione speciale. Quante categorie di persone che hanno difficoltà ad osservar la legge di Dio ci sono, e, a questo punto, potrebbero richiedere una benedizione particolare?

La Chiesa non è Facebook: quando si vuole creare un nuovo account su questa popolare piattaforma, Facebook chiede nome, cognome, data di nascita, e il genere: in quest’ultima scelta ci sono tre possibilità uomo, donna opzione personalizzata.

La Chiesa invece, il giorno del Battesimo chiede, per mezzo del sacerdote: “Che cosa vieni a chiedere alla Chiesa di Dio?”  Il Padrino o la Madrina risponde: “La fede”. Sac.: “Che cosa ti offre la fede?” P./M.: “La vita eterna” Sac.: “Se davvero vuoi entrare nella vita, osserva i comandamenti: amerai il Signore Dio tuo con tutto il cuore, con tutta la tua anima, con tutta la tua mente, e il prossimo tuo come te stesso. Poi il sacerdote alita tre volte in viso al bambino dicendo: “Esci da lui, spirito immondo, e cedi il posto allo Spirito Santo Paraclito” e traccia con il pollice il segno di croce sulla fronte e sul petto del bambino etc.

La Chiesa non chiede chi ti piace, ma che cosa desideri: desideri la fede? Per qual motivo? Se mi dici che desideri la fede per andare in Paradiso, io ti ammonisco di osservare i comandamenti e ti assicuro i mezzi per osservarle per liberarti dalla schiavitù del demonio: non ti chiedo altro, non ti prometto altro, non mi interessa altro, non ti chiedo chi ti piace o come ti percepisci: ti dico solo “Se vuoi la fede e i mezzi per osservare i comandamenti, vieni che c’è posto”. Nessun rito specifico per la difficoltà di tipo A) o B) o C), ma la stessa fede e gli stessi aiuti per tutti.

Le benedizioni particolari, che sembrerebbero essere inclusive, sono quanto più di discriminatorio ci sia, creando ranch riservati, una sorta di raccolta differenziata delle miserie umane.

Quindi benedizione sì, ma uguale per tutti ed efficace in base allo stato oggettivo delle persone, e alle loro disposizioni soggettive, che solo Dio conosce.

3.2           Perché una benedizione non può essere data a una “coppia” che vive in stato di peccato?

Perché una benedizione non può essere data a una “coppia” che vive in stato di peccato, etero od omosessuale che sia?

1) Le ragioni per cui le persone sono unite, formando una coppia che vive in stato di peccato, sono ragioni intrinsecamente cattive: essi sono coppia a motivo di una relazione peccaminosa e – quindi – intrinsecamente divisiva (in realtà non si amano veramente) e, nel caso delle coppie di persone dello stesso sesso, anche a motivo di una relazione contro natura.

2) Inoltre, il termine “coppia” è analogico: se diciamo “una coppia di persone sposate”, una “coppia di tortore”, una “coppia di assi”, indichiamo tre realtà formalmente diverse. E, come una coppia di tortore è ben diversa da una coppia costituita da marito e moglie, così quest’ultima è ben diversa da una coppia di adulteri o di persone dello stesso sesso.

Una coppia di persone battezzate non sposate tra loro religiosamente, e una coppia il cui legame si appoggia su un legame omosessuale, non solo sono una coppia con un grado di perfezione formale inferiore (cioè meno-coppia, coppia-non-propriamente-detta, come una coppia di tortore possiede un grado di perfezione formale inferiore a una coppia di coniugi), ma addirittura esse sono una cattiva coppia.

Una coppia di tortore, benché meno perfetta di una coppia di coniugi, non è cattiva, perché nulla manca a quanto è dovuto alla natura della tortora: essa è una vera coppia, sicuramente non avente la perfezione di una coppia umana, ma almeno è buona.

Invece, una coppia fondata su una relazione peccaminosa non è solo una coppia meno perfetta, ma piuttosto una non-coppia e una cattiva coppia.

In base a quanto detto, la benedizione di una coppia di adulteri o di persone dello stesso sesso è falsa e ingannevole: falsa perché si chiama coppia una non-coppia, ingannevole perché si fa credere che tale relazione disordinata sia in qualche modo accettabile, e che una non–coppia sia, se non l’ideale, almeno non cattiva.

3.3           I cosiddetti elementi positivi presenti in una coppia che vive in stato di peccato

Fiducia supplicans afferma, al § 28: “A nessuno si può impedire questo rendimento di grazie e ciascuno, anche se vive in situazioni non ordinate al disegno del Creatore, possiede elementi positivi per i quali lodare il Signore”: e al § 31: “ [le presunte coppie] mendicano che tutto ciò che di vero di buono e di umanamente valido è presente nella loro vita e relazioni, sia investito, sanato ed elevato dalla presenza dello Spirito Santo”.

Queste frasi si prestano alla obiezione a quanto abbiamo fin’ora sostenuto, adducendo il fatto che in realtà, questa specie di benedizione non benedirebbe il peccato, ma gli elementi di bene presenti nella vita di una coppia che vive male.

Ora se, questo fosse vero, siccome non esiste nessuna sostanza che sia completamente cattiva (pena ricadere nel manicheismo), si potrebbe benedire persino il diavolo, che è un ente, per il fatto che è un ente, è buono: infatti, ens et bonum convertuntur (l’ente e il bene coincidono).

Quindi si potrebbe dire: “Signor diavolo, io la benedico pastoralmente: non per tutto il male che fa, per le anime che porta all’inferno, per le menzogne di cui lei è padre, ma solo per quegli elementi di bene che lei, in quanto creatura, certissimamente ha”.

E, se si obiettasse che il principio non vale per chi non ha speranza di conversione, non di meno potremmo benedire tutti i satanisti viventi. Perché negare anche a loro una benedizione pastorale?

Dov’è l’inganno la cui esistenza questo paradosso ha rivelato?

Esso consiste nel fatto che l’oggetto della benedizione è reale (la coppia che vive in stato peccato) e un tutt’uno nella realtà con tutte le sue componenti: invece, la divisione tra gli elementi di bene e di male in una coppia che vive in stato di peccato è solo di ragione (esempio: le ali di un cavallo alato, possono essere pensate separatamente, ma non esistono a sé stanti).

Siccome il male è una privazione del bene dovuto, una coppia che dovrebbe vivere castamente e non lo fa (o una coppia che non è coppia, sebbene “ribattezzata” coppia), è una realtà priva del bene dovuto, quindi cattiva.

Qual è il bene dovuto proprio di una vera coppia? Esso consiste nella la condotta secondo la sua essenza completa e buona, che dà ad essa la forma santa. Mancando qualcosa a questa forma (a motivo della fornicazione o dell’adulterio o del peccato contro natura), tutta la coppia o presunta tale non è più buona, non avendo più la forma sostanziale di coppia; quindi, non essendo più una vera coppia, e non può essere benedetta.

4.     Ciò che si chiede nella preghiera e il modo in cui si prega

Vediamo i §§ 4, 5, 6 e 7: viene detto che un sacerdote può dire una preghiera (si poteva fare anche prima della Dichiarazione), “affinché la persona comprenda la volontà di Dio sulla sua vita e continui a crescere”.

In certi casi può essere una vera e propria preghiera di liberazione, riconducibile alla settima petizione del Padre nostro “liberaci dal male”, perché le persone siano liberate da tutte le suggestioni e cattivi abiti radicati, non senza una qualche suasione o ossessione diabolica.

5.     Conclusioni.

Il documento dei Vescovi olandesi, seguendo il principio paolino “Esaminate ogni cosa, tenete ciò che è buono” (1 Ts. 5,21), accoglie le istanze positive di Fiducia supplicans, ribadendo “l’importanza pastorale della vicinanza e dell’accompagnamento” di tutte le persone in difficoltà.

Non di meno, evita di trarre conclusioni che non solo non sono richieste dalle premesse, ma sono persino contraddittorie con la fede.

Si prega, non si benedice; si prega sulle singole persone, e non sulle coppie; deve essere chiaro che una buona e santa preghiera non può avere altro fine quello “dare la forza di avvicinarsi a Dio e di vivere secondo le sue intenzioni sulla creazione dell’uomo e della donna e sul matrimonio”, chiarendo “che non si tratta di una benedizione o di una conferma di una relazione irregolare e si evita anche di confondersi con il matrimonio che, secondo la Chiesa cattolica, può essere solo tra un uomo e una donna”.

E aggiungiamo che non c’era bisogno, per compiere tutto questo di una dichiarazione divisiva, equivoca, inopportuna, quale è Fiducia supplicans.


[1] La nota compare in: tinyurl.com/v-olandesi-FS-orig: qui invece la traduzione ufficiale in inglese: tinyurl.com/v-olandesi-FS.

[2] La numerazione dei paragrafi è redazionale, perché ne facilita il commento, rendendo più agevoli i rinvii alle singole parti del testo.

[3] Giovanni Paolo II, Lett. enc. Veritatis splendor, § 115: “Alla luce della Rivelazione e dell’insegnamento costante della Chiesa e specialmente del Concilio Vaticano II, ho brevemente richiamato i tratti essenziali della libertà, i valori fondamentali connessi con la dignità della persona e con la verità dei suoi atti, così da poter riconoscere, nell’obbedienza alla legge morale, una grazia e un segno della nostra adozione nel Figlio unico (cf Ef 1,4-6)”.