Lo studio di Luigi Martinelli si inserisce idealmente nella discussione sulle forme del rito romano, sviluppatasi nella chiesa cattolica in seguito alla pubblicazione del motu proprio Summorum Pontificum di Benedetto XVI.
Lo fa cercando di inquadrare la questione in un’ottica nuova e originale, vale a dire applicando allo studio delle forme del rito cattolico gli strumenti di analisi messi a punto da Victor Turner e Richard Schechner nel campo dell’antropologia della performance.
Qualsiasi forma di rito, infatti, è anche “performance”, vale a dire azione concertata di natura relazionale in un contesto comunitario.
Per questo motivo, proprio uno studio degli aspetti performativi di un rito può contribuire ad indagarne a fondo l’efficacia, in relazione ai presupposti e agli obiettivi dichiarati.
Nel caso specifico, per motivi storici, l’indagine si svolge operando un confronto sinottico tra la forma straordinaria e quella ordinaria del rito romano, nell’intento di evidenziare elementi di continuità e discontinuità tra le due forme, e punti di forza e criticità di ognuna di esse.
“LE FORME DEL SACRO. La performance del rito romano” è lo sviluppo ulteriore della tesi di laurea che l’autore ha discusso nel 2011 presso l’Università Cattolica del Sacro Cuore di Brescia.
Si tratta di una ricerca antropologica che vuole analizzare la ritualità cattolica, comparando la celebrazione della messa secondo le due forme del rito romano: straordinaria (detta di S. Pio V, precedente al concilio Vaticano II) e ordinaria (detta di Paolo VI, scaturita dalla riforma liturgica del concilio Vaticano II)
[Per esattezza – non solo cronologica – l’unico Messale che può essere definito frutto della riforma liturgica di tuttii Padri Conciliari, firmatari della Costituzione sulla Sacra Liturgica Sacrosantum Concilium , fu quello del 1965 curato scrupolosamente dalCardinale Ferdinando Antonelli che cercò di coniugare le venerate forme liturgiche romane con le equilibrate innovazioni della Costituzione Conciliare. Leggere QUI , QUI e QUI N.d.R.]
L’indagine si muove secondo i presupposti dell’antropologia della performance, quindi, seguendo lo schema di una “critica teatrale”, prende in esame gli aspetti esteriori e percepibili della liturgia.
Si intende così far emergere la realtà oggettiva delle due forme del rito romano, al di là delle ideologie (tradizionaliste – progressiste).
Il testo è fedele al pensiero di Joseph Ratzinger il quale non risparmiando i giudizi sulla liturgia rinnovata in seguito al Concilio Vaticano II, al contempo ragiona secondo un’ermeneutica della continuità con il passato proponendo una “riforma della riforma” per arginare la crisi liturgica contemporanea.
Luigi Martinelli è nato a Brescia nel 1987. È laureato in Scienze e Tecnologie delle Arti e dello Spettacolo presso la facoltà di Lettere e Filosofia dell’Università Cattolica del Sacro Cuore di Brescia.
I suoi campi di ricerca ed interesse sono l’antropologia, gli aspetti religiosi nella storia del teatro e della performance e la storia del Cristianesimo.
“La parola di Dio non si indirizza ad un solo popolo o a una sola epoca. Ugualmente, gli enunciati dogmatici, pur risentendo a volte della cultura del periodo in cui vengono definiti, formulano una verità stabile e definitiva”
Fides et ratio, § 95
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Vaticano I
“La dottrina della fede che Dio rivelò non è proposta alle menti umane come una invenzione filosofica da perfezionare, ma è stata consegnata alla Sposa di Cristo come divino deposito perché la custodisca fedelmente e la insegni con magistero infallibile”.
“Quindi deve essere approvato in perpetuo quel significato dei sacri dogmi che la Santa Madre Chiesa ha dichiarato, né mai si deve recedere da quel significato con il pretesto o con le apparenze di una più completa intelligenza.
Crescano dunque e gagliardamente progrediscano, lungo il corso delle età e dei secoli, l’intelligenza e la sapienza, sia dei secoli, sia degli uomini, come di tutta la Chiesa, ma nel proprio settore soltanto, cioè nel medesimo dogma, nel medesimo significato, nella medesima affermazione”.
Cost. dogm. Dei Filius, 24-4-1870.
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